Letteratura Giovedì 24 gennaio alle ore 18Le nuove traduzioni de “De vulgari eloquentia”Quale lingua dopo Babele?
Per Dante la diversità e la variabilità delle lingue trae origine dalla natura “infinitamente instabile e variabile†dell’uomo. Poiché, dopo la caduta della torre di Babele, l’uomo fu punito con l’oblio della lingua universale d’origine, egli dovette allora riparare la propria colpa e ricreare le proprie lingue in modo nuovo. Ciò dette origine alla moltitudine dei lingue volgari… Ma l’uomo è un essere di compagnia, che vive con gli altri;
ha bisogno di leggi, di un buon governo e di una lingua comune. Quest’ultima non può essere la lingua di un’elite, una lingua artificiale e invariabile come il latino, inventato dai Dottori. Percio’ Dante, nel De vulgari eloquentia, inventa una via originale per conciliare il bisogno di unità e l’inevitabile diversità insita nelle vicende umane: il volgare illustre, regola e misura di tutte le parlate italiane. Con questa invenzione degna di un poeta e di un “politicoâ€, Dante ci tramanda un interrogativo ancora attuale: come inventare al giorno d’oggi una lingua comune, necessaria per ogni convivenza, senza abolire la diversità naturale delle varie lingue? Il seminario sarà seguito da una lettura di brani tratti dal De vulgari eloquentia, del Convivio e del Paradiso canto XXVI.
Interverranno Jacqueline Risset, Irène Rosier-Catach e altri specialisti e traduttori di Dante.